I biofotoni: la salute viene dalla luce
Tutti gli esseri viventi, animali, piante, batteri ed esseri umani, emettono luce. I biofotoni sono i quanti (minuscoli concentrati di energia) di luce che irradiamo e che hanno un ruolo decisivo nell’evoluzione dell’attività bioelettrica del cervello. In che modo possono esserci utili?
Gli impieghi possono essere diversi e importantissimi: dalla medicina, all’agricoltura, al controllo delle proprietà degli alimenti ecc. Tuttavia, nonostante se ne conosca l’esistenza dal 1923, sembra che la nostra società non sia ancora pronta a capire le implicazioni di profondo cambiamento che rappresentano.
Che cosa sono i biofotoni?
I biofotoni sono quanti di luce emessi spontaneamente da ogni essere vivente (batteri, piante, animali e uomo). Nel 1923 furono scoperti dallo scienziato russo professor Alexander G.Gurvich mentre faceva esperimenti sulle radici delle cipolle e si accorse che esse emettevano luce. Gurwitch li registrò facendo al buio una foto a raggi ultravioletti. Lui la chiamò emissione di “raggi morfogenetici” perché agivano nel dare la forma alla cipolla. Il DNA è stato scoperto dopo, nel 1953 e nel 1974 il Fisico Austriaco Prof. A.F. Popp, ha dimostrato che i biofotoni vengono prodotti proprio dal DNA come segnali di informazione per la regolazione del sistema nervoso periferico e centrale degli esseri viventi. Essendo cosi, le frequenze di scansione determineranno in primis la localizzazione e l’intensità dell’anomalia bioenergetica facendo vedere la geometria generale dei danni accumulati nell’organismo e coordinerà quindi automaticamente, la posizione della risposta in risonanza, e l’intensità necessaria a tutti i livelli e sotto livelli di ognuno dei sistemi ricercati automaticamente dall’apparecchiatura e quindi la relativa risposta bioenergetica / bioelettronica riordinante, che deve essere attuata su tutti i livelli e sotto livelli segnalati nei sistemi.